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Armi da Lancio (II)

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2008 15:42
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Sesso: Maschile
25/09/2008 15:42

L'ARCO

STRUTTURA DELL’ARCO

IMPUGNATURA
L’impugnatura può essere flessibile, ma generalmente è rigida, un poco più spessa del resto e delimitata da un manicotto di pelle.
FLETTENTI
Sono la parte fondamentale dell'arco: quando questo viene posto in trazione, accumulano l'energia che sarà restituita al momento del rilascio imprimendo la spinta alla freccia. Più è rapido il loro ritorno in posizione dopo il rilascio (velocità di chiusura dell'arco), più spinta verrà data alla freccia; da qui il vantaggio dato dalla leggera curvatura delle estremità dei flettenti negli archi ricurvi che ne aumenta la velocità di chiusura.
NOCCHE
Sono le sedi per inserire gli occhielli della corda in genere presentano dei rinforzi in osso, corno o materiali plastici.
CORDA
È composta da diversi fili, da 12 a 16 per lo più, e può essere costruita di materiali diversi . Le corde sono di due tipi: la corda "senza fine", assemblata di fili paralleli tenuti assieme da avvolgimenti di un altro filo attorno agli occhielli e dal serving e la corda "fiamminga" composta di due fasci di fili ritorti l'uno sull'altro; le corde fiamminghe possono avere anche un solo occhiello mentre il capo inferiore viene legato alla nocca inferiore dell'arco mediante un "nodo dell'arciere". La corda fiamminga viene usata solo su archi tradizionali o ricurvi e presenta numerosi vantaggi: oppone una maggiore resistenza alla inevitabile torsione che la corda subisce quando si tende l'arco ed è possibile allungarla o accorciarla: essa può variare abbondantemente in lunghezza senza diventare eccessivamente rigida; non è possibile fare lo stesso con una senza fine.
SERVING
È un avvolgimento di filo attorno alla corda, da circa 2 pollici sopra il centro a circa sotto 6 di esso e serve ad avere un incocco sicuro ed a proteggere la corda stessa da eventuali urti contro il parabraccio. Il punto di incocco è un anellino di metallo o di filo sulla corda che segna il punto al di sotto del quale si deve incoccare la freccia perché sia posizionata con la corretta inclinazione e non "cavalchi" in uscita.
BRACE-HEIGHT
È la misura della distanza che va dall'impugnatura alla corda; ogni arco ha un brace ottimale.

STRUTTURA DELLA FRECCIA

La COCCA è un piccolo elemento scanalato che può presentarsi in diverse forme. Quello che conta è che sia comunque del giusto diametro per l'asta, ed abbia una pinzatura adatta al serving della corda, sia come dimensione della scanalatura, che come "forza" della pinzatura; deve, cioè, agganciare la freccia alla corda abbastanza da non farla cadere durante la trazione, ma non tanto da trattenerla quando viene scoccata.
L'ASTA è ciò da cui tutto il resto dipende. Prima di tutto deve essere dritta, poi del giusto peso, spine e lunghezza.
Per SPINE si intende la flessibilità dell'asta che dipende, ovviamente, dal materiale e dalla costruzione dell'asta stessa, ed, all'interno della stessa tipologia di aste, dallo spessore e dalla lunghezza; uno spine ottimale è la miglior certezza di un volo preciso e pulito.

L' IMPENNAGGIO deve essere adatto all'asta ed al LIBBRAGGIO dell'arco. Con aste in legno si usano penne naturali, generalmente sono di oca; la lunghezza varia da 3 a 5 pollici e si può scegliere fra il profilo a scudo e quello parabolico. Tutti gli impennaggi vengono eseguiti incollando le alette sull'asta con dei collanti. Lo schema più diffuso è indubbiamente quello consistente in tre alette incollate dritte a 120° una dall'altra con una penna di colore diverso (detta penna indice) perpendicolare rispetto al taglio della cocca. In altri casi le stesse tre alette sono incollate leggermente di traverso, in modo da formare una specie di elica (da cui il nome impennaggio elicoidale) che imprime una rotazione alla freccia in volo aumentandone la stabilità per compensazione degli scarti laterali, ma rallentandola leggermente. Nella scelta dell'impennaggio occorre trovare il giusto equilibrio fra stabilità (impennaggio lungo e grande) e velocità (impennaggio piccolo). La punta è anch'essa un elemento importante nel profilo aerodinamico della freccia, è importantissimo che sia adatta al diametro dell'asta e ben centrata; inoltre il suo peso (misurato in grani) influisce sullo spine dell'asta, nel senso che una punta più pesante lo aumenta ed una più leggera lo diminuisce, quindi, se vogliamo un bel tiro teso, anche questa caratteristica deve essere adeguatamente valutata.

TECNICA D’USO
Posizione:
Piedi ben piantati per terra ad una distanza pari alla larghezza delle spalle, il peso cade centralmente e si sposta parzialmente sulla gamba anteriore in fase di caricamento dell'arco.
Le spalle sono basse, pesanti e parallele al terreno, la loro posizione non viene modificata per tutta la durata del tiro.
Il busto è eretto, perpendicolare al terreno, in posizione naturale.
Gli avambracci sono diritti e in tutto il processo di tiro non vengono modificati nella posizione, come se fossero i gomiti a guidare il movimento.
L'arco viene tenuto, quando lo spazio lo consente, "ad ore due" (ore dieci per un mancino), le braccia naturalmente flesse, senza oscurare il bersaglio.
L'arco viene aperto dividendo in egual misura tra le due braccia la forza di trazione e quella di spinta, come a voler entrare nell'arco.
Dopo la scoccata, la posizione non viene modificata fintanto che la freccia non ha raggiunto il bersaglio.
Lo scopo di chi tira con l'arco è in fondo quello di scagliare una freccia e non di suonare l'arpa celtica, quindi, ricordatevi di concentrarvi sempre su quello che state facendo e di pensare solo al vostro bersaglio.

Il trucco per tirare bene sta nell'utilizzo delle dita: chi tira con l'arco medievale utilizza generalmente tre dita (l'indice sopra la cocca e il medio e l'anulare sotto di essa).
Pertanto gli arcieri, fin da allora, seguono questa regola tramandata verbalmente: · indice - la mira · medio - la direzione · anulare - la forza. Fondamentale è porre la forza nell'anulare. Lo Spirito è una componente fondamentale del tiro con l'arco medievale. Esso rappresenta un moltiplicatore naturale delle proprie capacità.
Tutti abbiamo in mente l'arciere dell'iconografia classica che in mezzo alla battaglia mantiene una calma imperturbabile che lo trasforma in una terrificante macchina da guerra: ogni colpo una vita! La realtà è invece assai diversa e la possibilità di far sfuggire lo Spirito in un momento qualsiasi del tiro è dietro l’angolo: una freccia che cade, un amico che fa un commento... comodi alibi per far calare quella efficiente tensione ...difficile da sostenere, quando non si è in pericolo. Realizzare un'unità spirituale, dunque, comincia ancor prima di estrarre la freccia dalla faretra. I gesti diventano calmi e naturali perché sono gli stessi da migliaia di anni e fanno parte di un bagaglio genetico che va al di là dei pochi anni che hai vissuto. Il gesto è uno di quelli che ti sembra di aver fatto da sempre: incoccare, aprire l'arco e scoccare. Eppure tale gesto non è mai ripetitivo.

LA BALESTRA

Esiste poi un'altra variante dell’arco, essa è quasi un arco meccanico: è la balestra, anch’essa in due varianti: leggera e pesante.

La balestra non lancia frecce, ma corpi più pesanti, i quadrelli o dardi, contenuti in appositi astucci o trattenuti sul corpo dell’arma stessa. I quadrelli/dardi sono più corti delle frecce, ma fanno più danno, poiché sono più pesanti e vengono scagliati con forza maggiore attraverso un meccanismo artificiale. Tuttavia la balestra non è esente da difetti: in primo luogo, la balestra abbisogna di tempi di ricarica, tra un quadrello e l’altro, più lunghi rispetto all’arco ed ha una gittata limitata (non più di 50 mt). È un’arma a tiro diretto.



STRUTTURA DELLA BALESTRA
La struttura della Balestra deriva da un arco fissato ad un fusto di legno chiamato teniere. La corda veniva tesa con leve, mulinelli, martinetti, o col crocco (un gancio a tirare) quindi veniva trattenuta prima da un piolo, poi da una noce in legno duro, in osso o in metallo, che tirato in basso faceva scaricare la corda. L'arco è il componente più importante della balestra: è di ferro o altro metallo. Viene fissato al teniere attraverso la spinta dell'occhio. Bloccato mediante la zeppa od un bullone, che fanno presa sulla piastra inferiore. Ad esso è agganciata la corda. Serve a dare la spinta alla verretta (altro nome del dardo). La sua spinta è tra i 2-3 quintali. Il teniere, che è il corpo in legno della balestra, permette di assemblare su di sé tutte le altri parti della balestra. Il teniere è realizzato in legno (generalmente in noce), può essere di varie forme e arricchito con intagli o intarsi. Le frecce, chiamate anche dardi, verrette, bolzoni, verettoni, o quadrelli, munite ai lati per una parte della loro lunghezza di due file di penna d'oca tagliate corte (per stabilizzarne il tragitto), hanno varie forme di punta in ferro a seconda dell'uso: bellico, venatorio e cavalleresco.

TECNICA D’USO
La balestra è un'arma da tiro che deve essere brandita per forza con entrambe le mani, non permette quindi di poter brandire una qualsiasi protezione, quale uno scudo, nonostante ciò, permette di colpire bersagli a buona distanza, la procedura più complessa è quella del caricamento.
3 sono i punti fondamentali per tirare con la balestra sono:
1 - ARMARE: Puntare la balestra verso il basso e mettere in tensione la corda tramite la rotazione del martinetto, tre giri completi bastano (la balestra è mantenuta ancora in basso).
2 - CARICARE: Incoccare il dardo, ossia portare la verretta nell'apposito vano tenendo la balestra in orizzontale
3 - MIRARE: Sollevare la balestra all'altezza della spalla, inquadrando il bersaglio.
4 - SPARARE IL DARDO: Tirare verso il basso il piolo di trattenuta, che rilascerà la corda e farà partire la verretta/il dardo/il quadrello
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Puoi odiarmi se vuoi, perchè ora il mio spirito è più libero di un tempo, più libero dell'odio e dell'amore...
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